Violenza contro le donne, il responsabile dell’Ufficio Aggiornamento e Perfezionamento Superiore di NSC Natalino Leobono: “Necessità di interventi tempestivi e accurati”

La tragica vicenda di Giulia Cecchetin, che ha scosso senza dubbio l’intera Nazione, ha messo in evidenza tutte le difficoltà di gestione da parte degli operatori di Polizia Giudiziaria e l’insostenibile “inadeguatezza” del contrasto giudiziario alla violenza di genere.
L’opinione pubblica, tra l’altro, ha evidenziato come in molti casi di maltrattamento vi siano ancora omissioni, ritardi e mancanza
di specializzazione, tanto nell’azione dei magistrati quanto in quella delle Forze di Polizia.
Perché quindi, in molti casi non si riesce a proteggere le donne che denunciano di essere vittime di situazioni di abuso e di violenza?
La complessità che caratterizza i fenomeni criminali implicati nella violenza di genere e nella violenza domestica non mette nelle condizioni – ancor meno noi, operatori di Polizia –  di fornire soluzioni semplici e adeguate.
Di certo, è palese che le istituzioni debbano mettere in campo strumenti di contrasto idonei e tempestivi.
Tra i vari attori protagonisti nelle vicende di violenza, denunciate e non, vi sono senza dubbio gli operatori delle Forze dell’Ordine, che svolgono attività di prevenzione e repressione.
Attività che, certamente, hanno una funzione protettiva nei riguardi delle vittime.
Un obiettivo che è possibile centrare solo a condizione che siano presenti, in modo capillare sul territorio, strutture investigative e giudiziarie non solo ben organizzate ma principalmente dotate di professionisti formati e specializzati.
Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha emanato di recente, a tutti i Comandi dipendenti, una circolare destinata a enfatizzare la necessità di impiegare tempestivamente il personale in ogni caso segnalato di violenza, maltrattamenti o atti persecutori, con richiesta di pronto impiego, nei casi di difficoltà organica, di quei militari che pur liberi dal servizio risultino “reperibili”.
La circolare non affronta il tema della formazione adeguata e, aggiungo, di qualità: semplicemente, fornisce ai Comandanti indicazione di istruire il personale dipendente.
Tralasciamo – solo per questa volta-  tutti gli aspetti economici, la carenza organica conseguente al taglio del personale nei Comandi territoriali e le problematiche circa l’applicazione di impiego dei militari che risultino reperibili, ricordando comunque che la presenza qualificata prevista dalla Legge 121/1981, ha anche una natura contrattuale.
Pur senza soverchie illusioni sul carattere risolutivo delle azioni prettamente repressive, e nella consapevolezza che le azioni riguardanti la violenza di genere non potranno certamente essere “sconfitte” soltanto con una presenza massiccia di Carabinieri impiegabili, è indubbio che noi rivestiamo un ruolo centrale, in termini di responsabilità e di dovere di intervento.
Tuttavia, è  indispensabile è che a ogni militare dell’Arma sia data la giusta formazione, e che ciascuno sia posto nelle condizioni di operare al meglio.
Le perplessità manifestate dall’ Ufficio Aggiornamento e Perfezionamento Superiore del Nuovo Sindacato Carabinieri, riguardano  proprio la qualità della formazione del personale in merito a questa delicatissima e importantissima materia.
In questo settore, la trattazione corretta della “notitia criminis” richiede una specializzata e tempestiva valutazione della sua fondatezza e impone interventi – altrettanto urgenti – a protezione della vittima.
Pertanto, disporre di personale altamente qualificato sulla gestione della materia è veramente necessario.
Vero è che sia Carabinieri che Polizia di Stato si avvalgono di vari strumenti che possono agevolare il loro intervento nei casi di violenza di genere e domestica – basti citare, per esempio, l’App “Scudo” e il protocollo “L.I.A.N.A.” usati dai Carabinieri e dalla Polizia, che ha messo a punto anche il protocollo “Zeus” e il protocollo “EVA” con una serie di linee guida sulle modalità di intervento nei luoghi della violenza –   ma, in concreto, occorre capire quanto essi funzionino e quanti ne sappiano veramente fare buon uso.
Da qui, la necessità di potenziare la fase della formazione degli operatori.
Ritengo sia fondamentale, oggi, inserire il tema della violenza contro le donne nei programmi formativi delle scuole allievi dei Carabinieri, così come è di primaria importanza inserire personale della territoriale, senza evidenti distinzioni di grado e ruolo, in quei corsi specifici ad hoc e già esistenti, riservati alle unità impiegate in reparti come il Nucleo Investigativo, che di certo non hanno la prerogativa di primo intervento e di ascolto delle vittime sofferenti nelle fasi iniziali di ogni qualsivoglia maltrattamento.
Bisogna, in sintesi, investire sulla formazione e migliorarla, per garantire la presenza di personale adeguatamente preparato e specializzato sul territorio.
Il Responsabile dell’Ufficio Aggiornamento e Perfezionamento Superiore Nuovo Sindacato Carabinieri Natalino Leobono

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