L’Arma dei Carabinieri vuole davvero il cambiamento?

Abbiamo letto diversi articoli e forum dove “sembra” che nelle scuole dell’Arma dei Carabinieri ci siano eccessi spropositati da parte degli “educatori” che svolgono la loro professione di insegnanti nei diversi istituti di educazione (accademie), dove vengono preparate le Persone che intraprendono il loro servizio nei Carabinieri o nei diversi ruoli gerarchici.

Voglio subito chiarire a chi ignora come funziona il micromondo Arma, dove tutti gli istruttori, in qualsiasi scuola, si muovono sotto il “comando” dei dirigenti, e  quindi, se ci fosse veramente una tendenza prevaricatrice, questa è sicuramente tollerata e accompagnata da chi ha la responsabilità di verificare se quanto stabilito nelle direttive e nei programmi venga eseguito senza interpretazioni personalistiche.

Ora, è chiaro che una scuola dei Carabinieri deve comunque preparare le persone che la frequentano sotto il profilo fisico, mentale e psicologico, perchè quello che li attenderà una volta usciti, indossando la nostra divisa, è sicuramente un lavoro che impegna costantemente e universalmente tutte le qualità personali; perciò la formazione deve essere in grado di insegnare come reggere alle pressioni esterne, soprattutto saper gestire lo stress che deriva dal contatto quotidiano che abbiamo con il dolore e le sofferenze di chi chiede il nostro aiuto. Ci piacerebbe, come sigla sindacale, sapere se questo addestramento sia previsto, con l’ausilio di esperti civili, così come conoscere se esistano insegnamenti specifici circa le capacità empatiche e per coltivare lo scambio e l’ascolto bi-direzionale, quando sia funzionalmente critico

Venendo alla parte fisica, svegliare nel corso di una notte degli allievi non credo sia discutibile se il fine è quello di prepararli ad essere pronti in un tempo ridotto, magari facendogli trovare delle simulazioni di situazioni di intervento particolari (penso anche a quelle derivanti dal nostro impegno nella protezione civile), anche con trasferimenti in altri siti, in modo da testare la loro prontezza fisica e verificare se gli insegnamenti teorici hanno costruito una capacità operativa reale. Diverso è se si svegliano per farli correre in pigiama sulle scale, o per ragioni senza nessuna intenzione educazionale; questo sarebbe un abuso, una vessazione ingiustificabile, puro bullismo che crea disaffezione. 

Come non può essere negativo l’addestramento continuo e incessante su determinate regole di ingaggio che salvano non solo la Vita nostra e dei Colleghi, ma sono in grado di proteggere chi bisogna tutelare. Penso alle nostre due brigate, dove da una parte ci sono reparti che si addestrano per scenari di guerra o operativamente complicati, dall’altra chi è impegnato nell’ordine pubblico. In tutti e due i casi solo il costante addestramento crea e fissa quegli automatismi più efficienti in termini di performance. Reparti funzionanti e funzionali  perché hanno proprio l’addestramento al centro delle loro attività quotidiane, come per i reparti scorte. Purtroppo diverse criticità impediscono a chi fa servizio in territoriale, funzione basilare dei Carabinieri per la prossimità alle Comunità, di usufruire della stessa e costante attività addestrativa, non parlando anche della mancanza totale di un servizio psicologico reale, staccato dalle dinamiche militari, che aiuti chi subisce stress dalle crude situazioni quotidiane in un modo aperto, che non causi vicissitudini negative a chi si reca in un eventuale studio messo a libera disposizione, con psicoterapeuti o psicologi, trasformando positivamente questo atto in un asset, in una ricchezza, e non in un pericolo per la propria carriera, in modo da migliorare la qualità delle nostre Vite e delle Famiglie che ci supportano.

E’ chiara la difficoltà per l’Arma nel rendere partecipativi i processi decisionali cominciando realmente ad ascoltare il personale attraverso i sindacati, unico organo che realmente può fornire ricchezza e progresso attraverso il confronto – conclude Roberto Di Stefano, segretario nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri. Ad oggi il Comandante Generale ha incontrato solo una volta i sindacati, senza contare l’adunata generale dove abbiamo assistito alla interpretazione unilaterale della legge sulla sindacalizzazione. Credo sia essenziale accelerare le relazioni sindacali, perché le problematiche che vivono i Carabinieri, che il mondo sindacale ha già segnalato, sono troppe ma le risposte continuano ad essere quasi inesistenti. 

Roberto Di Stefano – Segretario Nazionale NSC

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