Rinnovo contrattuale 2025-2027, l’allarme di NSC sulla dignità economica e il futuro previdenziale dei carabinieri

Il 5,4% di aumento è una cifra pericolosamente bassa. Dopo l'atto di fiducia non ripagato del 2022-2024, il Nuovo Sindacato Carabinieri è pronto alla mobilitazione per un segnale forte

Il segretario generale vicario del Nuovo Sindacato Carabinieri Michele Capece lancia un forte monito al Governo e ai Ministeri competenti in vista del rinnovo contrattuale per il triennio 2025-2027.
Le risorse complessive stanziate – Legge Bilancio – prefigurano uno scenario di grave incertezza e rischiano di tradursi in una retribuzione “truffata” dall’inflazione.
Mentre l’Arma e le Forze di Polizia attendono un segnale di reale riconoscimento, NSC ricorda di aver sollevato per tempo l’allarme sulla dotazione finanziaria ((leggi: https://www.carabinierinsc.it/comunicati/la-lotta-per-la-dignita-economica-dei-carabinieri-prosegue-nsc-si-rivolge-direttamente-al-governo-per-chiedere-un-intervento-sulla-nadef/).
Già in occasione della stesura della NADEF (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), il Sindacato si era rivolto direttamente al Governo per sollecitare l’inserimento di fondi adeguati.
Purtroppo, gli stanziamenti programmati (stimati in un incremento medio del 5,4% del monte salari, inferiore al 6% del triennio precedente) confermano che la nostra richiesta non è stata sufficientemente considerata.
L’analisi dei fondi attuali evidenzia un rischio che non possiamo accettare, specialmente dopo la difficile esperienza del triennio precedente.
Nella scorsa tornata contrattuale, NSC aveva apposto la propria firma – un vero e proprio atto di fiducia e responsabilità – sull’accordo che destinava il 92% delle risorse alla voce stipendiale fissa.
Eravamo consci che i fondi non fossero sufficienti a coprire integralmente il divario inflazionistico pregresso, ma la firma fu un passo necessario per ripristinare almeno in parte l’erosione stipendiale maturata, con l’aspettativa che il Governo, in un secondo momento, avrebbe compreso e onorato le necessità economiche del personale in divisa con ulteriori provvedimenti.
L’attualità economica manifesta invece una profonda mancanza di rispetto verso i lavoratori: il caro vita e l’inflazione fuori controllo hanno completamente annullato quei pochi benefici economici, dimostrando che l’intervento correttivo atteso non è proprio stato considerato.
Se il rinnovo contrattuale dovesse basarsi solo sugli stanziamenti attuali, l’aumento nominale del 5,4% sarà “istantaneamente” riassorbito e si consoliderebbe una perdita reale di potere d’acquisto.
Un destino inaccettabile e irrispettoso per chi indossa l’uniforme.

L’unica via per un rinnovo dignitoso è l’immediata istituzione di un Fondo Aggiuntivo Straordinario per il Comparto Sicurezza & Difesa.

Queste risorse devono servire a due scopi fondamentali:

  • Massimo impatto sulla voce fissa allocando una quota superiore al 90% dei fondi disponibili sulla voce stipendiale fissa, strutturale e pensionabile;
  • Recupero del debito inflazionistico tramite l’impegno e la concretizzazione del Governo di reperire e allocare ulteriori fondi aggiuntivi per garantire un aumento reale che tenga conto dell’inflazione pregressa.

Ma la battaglia per il rinnovo contrattuale non è solo una questione di stipendio, riguarda la dignità futura di chi serve lo Stato.
I Carabinieri subiscono una doppia, inaccettabile, penalizzazione anche sulla quiescenza:

  1. Nuovi poveri previdenziali: l’assenza di un’adeguata previdenza dedicata rischia di trasformare chi oggi garantisce la sicurezza in “nuovi poveri” al momento del congedo.
  2. L’oltraggio del TFS dilazionato: la questione del TFS (Trattamento di Fine Servizio), che non è mai divenuto TFR (attendiamo dal 2021) viene elargito in modo dilazionato dopo quindici mesi.
    È un oltraggio ai professionisti che devono accettare di attendere oltre un anno per ricevere liquidazioni che spetterebbero loro di diritto immediatamente.
    Una totale mancanza di rispetto che si cerca di giustificare con il fatto che il TFS è più vantaggioso del TFR, dimenticando però che la corresponsione non prima di quindici mesi della prima rata ne abbatte sensibilmente il potere economico.

Non si può continuare a chiedere ai carabinieri un sacrificio costante e il massimo impegno senza offrire una prospettiva economica attuale e futura serena e una liquidazione immediata alla fine del servizio.

Approfittiamone per riconoscere la dignità dei carabinieri sempre e non solo quando avvolti dal Tricolore.

NSC è pronto ad affrontare il tavolo negoziale con la massima responsabilità, ma non esiterà a ricorrere a ogni forma di manifestazione e dimostrazione di dissenso se le istanze di giustizia economica per i carabinieri—dalla retribuzione dignitosa alla liquidazione immediata—non verranno ascoltate.
La nostra mobilitazione per un contratto equo, che superi di molto il 5,4% con fondi aggiuntivi e privilegi il fisso, è totale e non negoziabile.

Michele Capece, segretario generale vicario del Nuovo Sindacato Carabinieri

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