Indagati per omicidio colposo i poliziotti che hanno sparato al killer del Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, NSC: “Follia giuridica”

Il segretario generale Massimiliano Zetti: "Rivendichiamo per l'ennesima volta un intervento legislativo immediato e risolutivo"

È con il cuore squarciato dal dolore per la barbara uccisione del nostro valoroso collega, il Brigadiere Capo Carlo Legrottaglie, e con profondo orgoglio per l’intervento risolutivo dei colleghi che hanno assicurato alla giustizia i responsabili, che il Nuovo Sindacato si alza in piedi per denunciare con voce ferma e inequivocabile: BASTA!
Il Segretario Generale del Nuovo Sindacato Carabinieri Massimiliano Zetti, in nome di migliaia di donne e uomini in divisa che si sentono traditi dallo Stato che servono, RIVENDICA PER L’ENNESIMA VOLTA UN INTERVENTO LEGISLATIVO IMMEDIATO E RISOLUTIVO! Il tempo delle promesse è finito, è necessario produrre fatti concreti e farlo subito!
Non possiamo più tollerare questa follia giuridica che vede il personale in divisa, dopo aver rischiato e a volte sacrificato la propria vita per la sicurezza dei cittadini, finire automaticamente nel registro degli indagati.
È inaccettabile, è umiliante, è un insulto al coraggio e alla dedizione di chi ogni giorno scende in strada!
L’“atto dovuto”, pur dietro una patina di garanzia, è diventato un’arma puntata contro chi difende la legge, trasformando l’eroismo in un calvario giudiziario senza fine.
Non è più sopportabile che chi agisce per proteggere la comunità entri in una prassi che è percepita come una messa in discussione automatica della legittimità dell’operato.
Il rischio di finire sott’inchiesta è una preoccupazione che oramai può arrivare a scoraggiare l’iniziativa dell’operatore e la prontezza dell’intervento e fare la differenza tra la vita e la morte dello stesso. 
Il Capo della Polizia di Stato, Prefetto Vittorio Pisani, in diverse occasioni ha manifestato la necessità di trovare un equilibrio tra la garanzia dei diritti e la tutela degli operatori e sebbene non abbia chiesto l’abolizione tout court dell’atto dovuto, ha più volte sottolineato l’esigenza di una maggiore celerità e chiarezza nelle indagini, e di una più forte tutela per il personale che agisce in buona fede e secondo le regole, per evitare il “clima di sospetto” e il “paradosso” che un intervento eroico possa trasformarsi in un incubo giudiziario.
Siamo consapevoli e apprezziamo che con l’approvazione del Decreto Sicurezza, l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è stato aumentato da 5 mila a 10 mila euro per fase del procedimento penale.
Ma questa misura economica non risolve il problema alla radice!
Il punto cruciale non è il costo di una difesa, ma l’ingiustizia di doverla affrontare quando si è agito nell’interesse dello Stato.
È necessario produrre quanto prima una norma chiara e inequivocabile che stabilisca la presunzione di legittimità nell’operato del personale in divisa che agisce nell’esercizio delle proprie funzioni e nel rispetto dei protocolli.
Bisogna avviare una riforma radicale dell’articolo 335 del Codice di Procedura Penale.
L’iscrizione nel registro degli indagati non deve più essere un automatismo cieco, ma avvenire solo in presenza di elementi CONCRETI, non ipotetici, di responsabilità penale, valutati in una fase preliminare che tenga conto in cui il personale si trova ad operare.
Rivendichiamo che siano chiarite e ampliate le cause di non punibilità, riconoscendo la specificità e l’estrema pericolosità del servizio di polizia. L’uso della forza o delle armi, quando è l’unica opzione per salvare vite, deve essere tutelato, non criminalizzato!
CHIEDIAMO GIUSTIZIA, RISPETTO E LA DIGNITÀ DI POTER FARE IL NOSTRO DOVERE SENZA IL TIMORE COSTANTE DI ESSERE PROCESSATI PER ESSERCI STATI!
L’attuale sistema, così com’è, non solo demotiva, ma rischia di compromettere la prontezza e la fermezza necessarie a garantire la sicurezza del Paese.
Chiediamo un segnale forte, immediato e inequivocabile da parte del Governo e del Parlamento.
Vogliamo una legge che tuteli chi giura fedeltà alla Repubblica e si batte per la sua legalità!
Il sacrificio del Brigadiere Legrottaglie e l’atto eroico dei colleghi della Polizia di Stato intervenuti non possono e non devono essere macchiati dal sospetto.

LE PAROLE DI NSC PUGLIA

Nel giorno in cui la divisa si stringe attorno alla famiglia del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, ucciso barbaramente durante un vile tentativo di rapina, apprendiamo con amarezza e sgomento che i poliziotti che hanno fermato – con coraggio e sangue freddo – la fuga dei responsabili, sono stati formalmente indagati per omicidio colposo.
Giuridicamente è un atto doveroso finalizzato ad accertare le reali cause e le dinamiche di quanto accaduto.
Un atto “dovuto”, certo.
Ma non si è atteso nemmeno che passasse il silenzio del lutto, il tempo del rispetto, il doveroso onore a un uomo in divisa caduto in servizio.
Nel giorno dei funerali, sapere che gli agenti intervenuti per neutralizzare la minaccia vengano iscritti nel registro degli indagati non solo è un colpo all’anima delle forze dell’ordine, ma lascia presagire un clima giudiziario preoccupante per ciò che questa vicenda potrebbe riservare nei giorni a venire.
Il Nuovo Sindacato Carabinieri – Puglia esprime profonda vicinanza ai colleghi della Polizia di Stato e rinnova il cordoglio alla famiglia del collega caduto.
Non possiamo restare in silenzio davanti a una giustizia che, seppur nei suoi tempi e doveri, trasmette un messaggio pericoloso: chi agisce, chi reagisce, chi difende – rischia di essere trattato come chi delinque.
Non è questa la sicurezza che vogliamo per il Paese.
Non è questo il modo di onorare chi ha giurato di servire lo Stato, anche a costo della vita.