Carenza di organico, turnover e traffico congestionato mettono a dura prova i Carabinieri che preferiscono digiunare piuttosto che consumare un pasto spiccio contando i minuti a disposizione.
Sono ormai croniche le segnalazioni che giungono dai lavoratori con le stellette che, in tutte “le salse” rivendicano, da mesi,attraverso l’amministrazione e le organizzazioni sindacali un pastodurante la pausa. Un diritto precluso ai Carabinieri che lavorano presso caserme facenti capo a quella di Casoria che è di fatto incompatibile con il raggiungimento della mensa di servizio in orari di punta.
La denuncia giunge da NSC “Nuovo Sindacato Carabinieri” – Segreteria Provinciale di Napoli che già lo scorso 18 aprile inviava una nota all’amministrazione chiedendo di sensibilizzare i Comandi interessati ad avviare convenzioni esterne con servizi di ristorazione o, in alternativa concedere i buoni pasto.
Onde evitare di trascorrere la pausa pranzo imbottigliati nel traffico, i Carabinieri rinunciano al diritto e sono costretti a spendere di tasca propria più di duecento euro al mese cadaunoper l’acquisto di pranzi approssimati. Sono situazioni a limite considerando che una cattiva alimentazione può incidere notevolmente sul benessere psicofisico causando diversi problemi di salute. A dichiararlo, la Segreteria Provinciale NSC di Napoli, che replica: “auspichiamo che l’amministrazione si faccia carico a stretto giro per bilanciare l’interesse pubblico con quello privatoonde evitare impugnazioni, poiché per gli stessi motivi, in mancanza dell’attivazione di convenzioni con ristoranti, il Consiglio di Stato si è più volte espresso che al personale spettano oltre al buono pasto anche gli arretrati”.