CARABINIERE DONNA MOLESTATA DA UNO STRANIERO AL CPR PONTE GALIERA ROMA. DI CHI E’ LA COLPA?

Nella giornata di ieri un militare donna dell’Arma in servizio in una stazione capitolina, nel corso di un servizio presso il CPR (Centri di permanenza per i rimpatri) di Ponte Galiera a Roma, è stata aggredita e molestata sessualmente da un cittadino di origini africane con precedenti specifici ospite del citato CPR, salvata grazie al tempestivo intervento dei colleghi.  Il grave fatto di cronaca è stato ampiamente ripreso da molte testate giornalistiche, accendendo nuovamente i riflettori su due aspetti che troppo spesso sono trascurati: il primo riguarda le condizioni di lavoro e i rischi cui sono esposti gli operatori di pubblica sicurezza che prestano quella tipologia di servizio, così delicato e critico all’interno delle strutture che ospitano i CPR; il secondo mira ad individuare la responsabilità di chi è preposto ad organizzare e a disporre tali servizi. 

Lo scenario operativo nel quale si è consumata la grave violenza verso la collega, che poteva sfociare in conseguenze ancora più tragiche, è ormai una consuetudine, troppo spesso – si legge in una nota della Segreteria Regionale NSC Lazio – per lo svolgimento di questi delicati interventi vengono impegnati solo 4/5 carabinieri, con il compito di controllare l’ordine e la sicurezza di oltre 100 ospiti.” 

Questa condizione non garantisce oggettivamente un’adeguata cornice di sicurezza per gli operato delle FF.OO., che dovrebbero riuscire a fornire anche un valido strumento di prevenzione. 

Il problema è culturale perché la sicurezza sui luoghi di lavoro spesso viene percepita come un aspetto fastidioso, costoso e quasi inutile. Nulla di più sbagliato – dichiara Angelo Di Pilla Segretario provinciale di Roma – tutelare l’integrità fisica dei militari, produce miglioramenti delle professionalità e quindi maggiore redditività, ma soprattutto non va ad alimentare quella convinzione oramai molto diffusa in Italia che ai carabinieri si può fare di tutto senza pagarne le conseguenze” prosegue Di Pilla. 

NSC Lazio invita la scala gerarchica dell’Arma dei Carabinieri ad un’attenta riflessione,  considerata l’estrema gravità di quanto accaduto, e ci si interroga se sono state predisposte chiare e adeguate regole di ingaggio per lo svolgimento di tali servizi. 

Anche i Carabinieri, al pari di tutti i lavoratori, hanno il diritto di svolgere le proprie mansioni in un ambiente lavorativo sicuro, ed ogni Comandante, in qualità di datore di lavoro, ha il dovere di tutelare i propri Colleghi dipendenti – dichiara il Segretario regionale Sabatino Mastronardi. –applicando le norme di prevenzione previste dalla legge implementando le giuste misure per la sicurezza dei militari”. 

La segreteria regionale di NSC Lazio è certa che questo atto di violenza nei confronti della collega, alla quale va tutta la solidarietà, possa essere considerato come monito per chi ha l’obbligo di tutelare gli uomini e le donne in divisa, prendendo coscienza della delicatezza del servizio e adeguare il dispositivo di controllo dei CPR, in modo tale da poter studiare anticipatamente gli scenari possibili e garantire condizioni lavorative dignitose a tutti i colleghi. 

NSC Lazio vigilerà perché ciò avvenga.

 

LA SEGRETERIA REGIONALE NSC LAZIO

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