SINDACATI CARABINIERI – DISCIPLINA USATA COME BAVAGLIO

“La particolare attenzione disciplinare da parte della scala gerarchica nei confronti del nostro Sindacato continua, ma comunque permette di accompagnare l’inarrestabile corso del processo di modernità che sta attraversando l’Arma dei Carabinieri”, riferisce Roberto Di Stefano, segretario generale aggiunto del Nuovo Sindacato Carabinieri.

Martedi scorso a Firenze si è svolto l’ennesimo procedimento disciplinare nei confronti del nostro segretario generale, Massimiliano Zetti, sotto processo per una visita  sindacale nella caserma di Talla in Arezzo, dove fu contestata la sua presenza di parte di quel comandante provinciale che lo fece allontanare accusandolo poi di disobbedienza, un reato che nulla ha a che vedere con l’attività privatistica di un sindacato riconosciuto. 

Come se non bastasse, anche il comunicato di NSC, in relazione ai fatti di Talla, divulgato su tutti i canali di informazione, sui social, da diversi dirigenti e iscritti, si è tramutato in un ulteriore addebito disciplinare.

Nonostante sui fatti di Talla sia già aperto un procedimento penale pendente alla procura di Roma e il codice di ordinamento militare stabilisca la sospensione dell’azione disciplinare nei casi che rivestono complessità, la scala gerarchica non si è posta nessun problema ad infliggere l’ennesima punizione di rigore al segretario Zetti, nonostante tutti gli addebiti abbiano, già negli incipit, l’individuazione qualificativa dei suoi comportamenti in qualità di dirigente di un sindacato e non in quanto militare, disattendendo le norme previste, dimostrando l’ampia discrezionalità della classe dirigenziale dell’Arma, e palesando, sempre di più, le difficoltà della stessa a trovare argomenti per fare la propria parte nel confronto sindacato in modo costruttivo.

Il pool difesa di NSC ha visto però sposare da parte della commissione e dell’inquirente la sua tesi di necessaria compartimentalizzazione tra gli aspetti sindacali e quelli militari, che non possono interferire nella indipendenza delle attività privatistiche proprie del sindacato (a proposito della libertà di espressione garantita dalla Costituzione e dalle norme vigenti).

“Solo il dibattimento penale è in grado di verificare la sussistenza di un reato, vista la complessità della materia e il numero notevole di testimoni previsti – conclude il segretario generale aggiunto Roberto Di Stefano – ma abbiamo comunque assistito a un piccolo ma importante passo progressivo in relazione all’archiviazione relativa al comunicato stampa; un evento che sicuramente contribuisce alla alimentazione del principio che le azioni di un Sindacato autonomo non possono essere perseguite”. 

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