Diritti dei Carabinieri: ultime lamentele di chi vuole opporsi al progresso

Mentre il mondo, anche nell’Arma dei Carabinieri, va avanti nella lotta per la protezione dei diritti di tutte le classi sociali, in virtù delle regole che la Costituzione aveva fissato già nel 1947, la rappresentanza militare guarda al passato e vuole bloccare tutti i  Carabinieri a un sistema che ha dimostrato con estrema efficienza il suo inganno, frutto anche dell’essere militari pagati dal proprio datore di lavoro e, quindi, non nella perfetta condizione di essere e considerarsi parte terza, indipendente, con la giusta forza contrattuale per tutelare diritti e benessere di ognuno di Noi.

Il 16 febbraio scorso, il cobar del Friuli Venezia Giulia ha approvato una delibera nella quale ha chiesto al Comandante Generale, tramite i dovuti passaggi gerarchici nella magnifica piramide cobacocerista, di intervenire presso i poteri esecutivo e legislativo per proteggere i privilegi di chi vuole mantenere il sistema della rappresentanza, evidenziando la pericolosità dei “sindacati” che non sarebbero in grado, secondo lo stesso consiglio di base, di rappresentare adeguatamente il personale.

Possiamo accettare che si voglia denigrare il ruolo sociale dei sindacati militari, già con decine di migliaia di iscritti, e non accettare la loro naturale evoluzione in un mondo impermeabile e restio a un confronto reale che, ora più che mai, ha bisogno di una trasformazione partecipata, chiesta anche dal Generale Luzi in diversi interventi, che solo un sindacato reale (non quello giallo in cui sperano chi è contro la discrezionalità) può garantire e promuovere. Certo, allo stesso tempo, fa veramente sorridere, con profonda tristezza, che all’interno di quello stesso cobar ci siano almeno 4 delegati che sono anche dirigenti sindacali di associazioni autorizzate. Ma hanno deciso cosa vogliono fare da grandi, o sono vittime anche loro di altri inganni?

Come abbiamo detto più volte, il Nuovo Sindacato Carabinieri ha posto come condizione per aspirare a cariche sindacali, il non essere rappresentante militare a qualsiasi livello, proprio per evitare confusione tra i ruoli, perfettamente uno opposto all’altro, e accelerare il processo di cambiamento che tutti i Carabinieri aspettano da sempre.

L’unico sospetto che viene in mente sulla causa di questo sdoppiamento della personalità, potrebbe essere il timore che queste persone provano quando, pensando alla prossima e attuale perdita dei privilegi di cui godono per contratto, per la loro posizione di schieramento con gli stati maggiori. Forse, cominciando a fare sindacato (vogliamo pensare che non lo facciano durante le loro gite nei reparti, eventualmente protetti da chi dovrebbe vigilare) hanno realizzato quanto sia difficile spiegare l’importanza di essere trasparenti e pronti a combattere dall’altro lato dei tavoli (questa volta per la contrattazione, non per la concertazione) e conquistare la fiducia di un numero adeguato di colleghi per raggiungere la rappresentatività, promuovendo meritocrazia e trasparenza.

Su, Colleghi! Se davvero credete nel sindacato e nella sua indispensabile azione sociale, se avete letto lo Statuto dei Lavoratori e compreso cosa significhi per la tutela dei diritti di qualsiasi lavoratore Italiano, cosa state ancora facendo in quell’organo che rappresenta ormai solo se stesso e, “giustamente”, chi lo paga, venendo meno alla giusta azione critica che, chi vuole sindacare, nel senso puro del verbo, deve avere nella propria coscienza?

Scegliete, ci vuole solo un pizzico di coraggio e di etica in più, una volta deciso cosa si voglia essere. Non ci vuole molto…

Roberto Di Stefano – Segretario Nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri

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