Mentre ogni intervento delle Forze dell’Ordine finisce puntualmente sotto la lente d’ingrandimento, nessuno sembra interessarsi al fenomeno opposto: le continue, gravi e sistematiche aggressioni subite dagli operatori in divisa durante le normali attività di controllo del territorio.
Secondo i dati più recenti, nel 2024 si sono verificati più di duemilaseicento episodi di aggressione fisica a danno delle Forze dell’Ordine in Italia, durante controlli e operazioni di routine.
Si tratta di una media di oltre sette aggressioni al giorno, una ogni tre ore e mezza.
Eppure, questo dato resta confinato in pochi trafiletti di cronaca locale, mentre cresce l’abitudine di mettere sotto i riflettori chi porta ogni giorno una divisa e rischia la propria incolumità per garantire legalità e sicurezza.
I numeri, che delineano un quadro preoccupante, richiederebbero una reazione istituzionale e mediatica proporzionata.
Ma su questi fatti cala spesso un silenzio che pesa quanto un’ingiustizia.
Senza soffermarsi poi sulle ripercussioni, spesso drammatiche, che questo clima produce: basti pensare al fenomeno dei suicidi tra gli operatori in divisa, una realtà dolorosa e tuttora troppo poco affrontata nel dibattito pubblico.
Nel contesto delineato, emerge con forza il segnale che arriva da una parte sempre più ampia e consapevole della cittadinanza, che, spesso in assenza di risposte concrete, documenta episodi di microcriminalità, come i borseggi, con l’intento di denunciare e sollecitare un intervento.
È una risposta civile, che dimostra quanto il bisogno di sicurezza e giustizia sia profondamente sentito nel Paese. Ma questo non può e non deve sostituire l’azione delle istituzioni.
È necessario colmare il vuoto restituendo piena centralità e dignità operativa al personale in divisa.
Chiediamo che si ristabilisca l’equilibrio nella narrazione pubblica.
Ogni eventuale abuso deve essere accertato e sanzionato, com’è giusto in uno Stato di diritto.
Ma non possiamo più tollerare che le Forze dell’Ordine vengano trattate come bersagli mobili, da giudicare preventivamente prima ancora che un magistrato si pronunci.
Si restituiscano autorevolezza, fiducia e strumenti a chi ogni giorno lavora per garantire legalità e sicurezza al servizio del Paese.
Igor Tullio, segretario nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri