Caro Carlo,
mi permetto di chiamarti fratello, non solo per “giubba”, non solo perché coetanei e non solo perché anch’io ormai prossimo alla pensione.
Sento il piacere, prima che il dovere di chiamarti fratello, perché la tua tragica vicenda rinverdirà ormai il vecchio “credo” di chi svolge il nostro lavoro e ricorderà a chi, negli anni, ormai ha dimenticato cosa rappresenta per tutti noi delle Forze dell’Ordine.
Sicuramente abbiamo entrambi ancora nelle orecchie le frasi del nostro sempre beneamato Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella famosa intervista di Enzo Biagi, quando il giornalista gli chiese: “perché entrare a far parte dell’Arma dei Carabinieri?” e il Generale rispose: “Perché crede e ha bisogno di continuare a credere nella difesa dello Stato, delle Istituzioni e della collettività di cui fa parte”.
Certo, oggi parlare di Stato, Istituzioni, rispetto, dignità, onore e onestà, sembra essere obsoleto, e a volte pure estremista, oppure ancora linguaggio scorretto, dato che tutto sembra doversi esprimere con il cosiddetto politically correct in cui il parlare dovrebbe essere privo di aggettivi, verbi e intenzioni e quindi le azioni diventano personalismi e fini a se stesse, mescolando i confini della democrazia con quelli dell’anarchia.
Fa scalpore ai più che il tuo giorno conclusivo a lavoro lo hai voluto eseguire come il primo della tua carriera, ma sono certo che l’unico pensiero che ti ha pervaso la mattina appena sveglio preparandoti per quell’ultimo servizio fosse pervaso da una celata tristezza e dalla malinconia, proprio perché era l’ultimo giorno che avresti indossato quella divisa che ami da sempre.
Ma, certamente, non ti ha mai sfiorato il pensiero di evitare di svolgere il tuo dovere proprio perché ormai avevi terminato, anche perché, e scusa la retorica, noi sappiamo che potremo pure smettere il servizio, non avere più un’uniforme da indossare, ma “gli alamari rimangono cuciti sulla pelle” sino al termine dei nostri giorni terreni.
Sono certo di questi miei pensieri che ti rivolgo, perché sono comuni ai più degli appartenenti all’Arma dei Carabinieri e alle Forze dell’Ordine tutte e soprattutto perché, nel tuo caso, udire le frasi rivolte a te da tua figlia adolescente, danno l’evidenza della tua statura morale e di tutte quelle persone in uniforme che hanno creduto, credono e crederanno al benessere della collettività, alla giustizia sociale, al rispetto degli esseri viventi.
Grazie ancora fratello Carlo, sei andato oltre le parole che ti ho espresso, con il sacrificio della tua vita, sicuro che nel tuo profondo ne sarai fiero, sebbene pervaso anche dalla tristezza del dolore che sicuramente ciò comporta ai tuoi cari: quasi ti vedo schivo e imbarazzato nel sentirti chiamare EROE, tu che per tutta la tua vita hai cercato di far capire con l’esempio e la tua dedizione, che non c’è mondo più triste di quello che ha bisogno di eroi.
Ancora Grazie Carlo per avermi fatto sentire tuo fratello.
Giuseppe
Il segretario generale del Nuovo Sindacato Carabinieri Sicilia Giuseppe Fragano