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cambiamento

Carabinieri, chi è contro i loro diritti?

È come se il Comando Generale dell’Arma volesse che non si faccia sindacato reale e voglia invece mantenere la rappresentanza militare come unico pseudo-consulente, partner fedele e allineato, o accarezzare quelli che vogliono continuare a perseguire la stessa filosofia, anche in quelle organizzazioni che dovrebbero però essere parte sociale terza, soprattutto indipendente. Perché l’Arma dei Carabinieri continua a idolatrare la funzione della rappresentanza (che paga) e che è un mero organo di consultazione (abbiamo in molti letto come avvenivano le varie delibere, chi le influenzava) sarebbe da studiare. Che poi, e lo scrivo per i Colleghi e per la società civile, che leggeranno, va ricordato che il capo di questa rappresentanza (Generale Minicucci)  è la stessa persona che attua, nella sua funzione di sottocapo di stato maggiore, la politica del datore di lavoro (il Comandante Generale). È come se nella Fiat a capo del sindacato ci fosse stato Romiti o Marchionne, o uno dei consiglieri di amministrazione. Secondo Voi è funzionale a un reale ed etico sistema di relazioni sindacali? Mi domando se questo sistema garantisca trasparenza e sia in grado di nutrire la ormai dimenticata (nelle azioni) filosofia della “casa di vetro”, citata dal Generale Luzi nel suo discorso di insediamento come Capo dei Carabinieri (a meno che quel discorso sia stato di mera circostanza, ma non voglio crederlo). Chiaramente una domanda retorica, io non me lo domando più, sicuramente non è in grado. Sia il Capo di questo cda “ombra” che i componenti della rappresentanza, a qualsiasi livello, che hanno incarichi dirigenziali nei sindacati, dovrebbero dimettersi e smetterla di confondere i Carabinieri, cominciando a relazionarsi come sindacalisti sia con i Colleghi che con la controparte. 

Ricordo anche che l’ufficio ormai ridenomimato “contro le relazioni sindacali”, con a capo il colonnello Uggieri, dipende direttamente dal generale Minicucci. Potete immaginare le interpretazioni pindariche della sentenza della Corte Costituzionale e delle disposizioni del Ministero della Difesa con le quali rispondono alle nostre istanze, impedendo l’entrata nelle caserme e il colloquio con i Colleghi, o di segnalare e interloquire sulle criticità che ci vengono segnalate dai nostri iscritti.

Non capiscono un aspetto fondamentale; come Nuovo Sindacato Carabinieri non facciamo accessi nelle caserme, usando licenze e riposi, solo per parlare con i Carabinieri (lo facciamo già e in forma continuativa, mai smesso); lo facciamo esclusivamente per costruire le relazioni “sindacali” con i dirigenti, la controparte naturale dei sindacati ai vari livelli, per crescere e collaborare insieme al benessere, alla tutela dei diritti e della sicurezza di tutti Noi. I discorsi sul senso di appartenenza, sullo stile, cozzano rumorosamente con le azioni poste in essere. In Viale Romania non si immaginano quanti rapporti illuminati e propositivi abbiamo con tanti dirigenti che sono già avanti, che incontriamo e con cui parliamo in modalità “carbonari” per non metterli a disagio e sotto l’occhio della tempesta oppressiva dello stato maggiore. Non sono mai stato affascinato dalla lotta di classe, ma ho dovuto ricredermi perché non l’hanno certamente iniziata i Carabinieri che scendono in strada quotidianamente per difendere i diritti di tutti gli Italiani e la sicurezza delle Comunità, ma è partita con l’azione vessatoria di chi è ai vertici, che ha dimenticato “in primis” i valori di unione e di rispetto dei diritti di chi prova a costruire dei reali rapporti sindacali che devono per forza criticare in maniera costruttiva, che devono “sindacare” (altrimenti sarebbe altro, ovvero l’ipocrisia che già esiste e che viene maniacalmente protetta, con la paura del progresso, del futuro ormai inarrestabile). La tempesta di procedimenti disciplinari e il continuo ricorso alla giustizia penale militare e civile scatenataci contro non può farci paura, non a Noi che abbiamo da sempre la consapevolezza di dover attraversare il “deserto”, che sarà un lungo percorso che non molleremo proprio per il rispetto che dobbiamo a Noi stessi e a tutti i Carabinieri. Quello che si fa per gli Altri, per costruire una rete di solidarietà disinteressata, ha una forza inarrestabile, bisognerebbe avere l’intelligenza di intrepretare e risolvere, accompagnandole, le esigenze di partecipazione che premono ormai da decenni.

Cosa poi sta facendo il Comando Generale per Noi? Forse non tutti sanno che sia l’assicurazione per chi è stato colpito dal virus Sars-Covid, che la famosa rete di supporto psicologico per chi vive disagi, sono pagate e promosse dal FAPP, da tutti i Carabinieri con donazioni volontarie, non dal vertice, non da sforzi economici interni. Sicuramente lo sforzo dell’Arma nell’organizzare progetti solidali, di cui  il supporto psicologico ne è un esempio notevole, non deve nascondere né ostacolare però  la necessità di procedere per una sindacalizzazione militare effettiva, che va nella stessa direzione di chi è responsabile di Altri. L’ostinazione a non convocarci, a non ascoltarci, e a parlare di sindacalizzazione con chiunque tranne che con chi la sta costruendo è deludente non per il Nuovo Sindacato Carabinieri, ormai da molto tempo rappresentativo (anche secondo la legge in prossima approvazione, ci dispiace per chi sperava il contrario), ma soprattutto per chi rappresentiamo, i quali vedono in questo muro innalzato dall’ufficio “contro le relazioni sindacali” non solo un ostacolo alla protezione dei diritti (che portiamo avanti senza interruzioni) ma anche, e soprattutto, la conferma di un “sistema” anacronistico e opprimente. Perché al Comando non si preoccupano sulla fine che hanno fatto i Colleghi sospesi e di quelli ai quali devono sollevare le sospensioni e stanno appesi a non si quale procedura burocratica? Il Comando sta verificando se chi è stato sospeso abbia esigenze economiche per tirare avanti in maniera dignitosa, come abbiamo chiesto più volte? La richiesta di collaborare a un progetto partecipato sulla sicurezza sul lavoro di NSC che fine ha fatto?  Si potrebbe continuare ad libitum…

Voglio concludere con una citazione riportata da un Signor Ufficiale (le maiuscole sono volute) che stimo, non da solo, per la sua intelligenza emotiva, la sua aderenza alla realtà, la sua comprensione del suo ruolo di Comandante di altre Persone e delle responsabilità che ne derivano: 

“O troveremo una via o la costruiremo”. 

Il Nuovo Sindacato Carabinieri e i Carabinieri che rappresentiamo sono pronti a costruire la metà del ponte per lavorare insieme per i diritti e il benessere di ognuno di Noi, c’è qualcuno dall’altra parte che vuole fare la sua parte?

Roberto Di Stefano, Segretario Nazionale NSC

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7-8 novembre 2025
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Venerdì: dalle 15.00 alle 19.00
Sabato: dalle 09.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30

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Abbiamo scelto di evitare le limitazioni tipiche delle assicurazioni o delle società esterne, come lungaggini burocratiche e anticipo delle spese da parte dell’iscritto, a favore di un sistema diretto, competente e operativo in tutta Italia.

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Inizio corso: 21-22 novembre 2025
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“Superamento dell’atto dovuto”, il Nuovo Sindacato Carabinieri deposita in Cassazione una proposta di Legge di iniziativa popolare

Un momento storico per la tutela del personale in divisa e per l’intero Comparto Sicurezza e Difesa.
Il Nuovo Sindacato Carabinieri annuncia il deposito ufficiale, avvenuto venerdì 19 settembre, presso la Corte Suprema di Cassazione, della sua proposta di Legge di iniziativa popolare intitolata “Superamento dell’atto dovuto”.
La proposta è stata inserita nell’edizione della Gazzetta Ufficiale di sabato 20 settembre.

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