In merito ai fatti di Udine, dove cinque colleghi del 4° Battaglione “Veneto” sono rimasti feriti, il Nuovo Sindacato Carabinieri sceglie di non allinearsi al coro delle solite note ufficiali.
Siamo stanchi del solito plauso istituzionale, della “vicinanza” di rito e delle pacche sulle spalle a cui non segue mai nulla di concreto.
Oggi rompiamo la narrazione comoda: quello che è successo sabato sera non è solo violenza ultras, è la fotografia del fallimento della tutela del lavoratore in divisa.
Non siamo più di fronte al folclore delle tifoserie di una volta. È finito il tempo in cui lo stadio era luogo di sfottò, di rivalità accesa ma leale, o delle “magnate domenicali” tra gruppi contrapposti. Quella narrazione romantica è morta.
La realtà della Linea Mobile: sacrifici invisibili
Nessuno parla mai del costo umano di chi opera nei Battaglioni. Parliamo di uomini e donne costretti a vivere in perenne trasferta, macinando chilometri su chilometri, costantemente lontani da casa, dagli affetti, dai figli. Operatori che vivono il disagio di una vita “in valigia” per garantire la sicurezza altrui, ricevendo in cambio stipendi che non coprono nemmeno lontanamente il rischio fisico e lo stress psicologico a cui sono sottoposti.
Il paradosso: “cornuti e mazziati”
C’è un’ipocrisia di fondo che deve finire. Quando le Forze dell’Ordine subiscono passivamente lanci di bottiglie e pietre, sono “eroi silenziosi”. Ma nell’istante esatto in cui un operatore fa ciò per cui è addestrato – usare la forza legittima per ripristinare l’ordine e difendere la propria incolumità – scatta la gogna mediatica.
Siamo stanchi di vedere colleghi messi in croce sui social e sui giornali, dipinti come violenti picchiatori solo per aver fatto il proprio lavoro in situazioni di estremo pericolo.
Siamo esseri umani, non robot e non bersagli.
Non è accettabile che ogni intervento di Ordine Pubblico si trasformi in un processo preventivo contro chi indossa la divisa. Non è accettabile che la “caccia al poliziotto” sia diventato lo sport preferito di certe piazze, sapendo che la reazione dello Stato sarà timida e che l’operatore dovrà probabilmente pagarsi l’avvocato per difendersi dall’accusa di aver fatto il proprio dovere.
Le nostre richieste
Il Nuovo Sindacato Carabinieri dice BASTA.
Non vogliamo più “solidarietà”. Vogliamo:
1. Tutele legali reali e immediate per chi opera in OP.
2. Protocolli d’ingaggio chiari che ci mettano al riparo da strumentalizzazioni politiche giuridiche e mediatiche.
3. Una remunerazione adeguata al disagio e al rischio che i colleghi della Linea Mobile affrontano ogni giorno lontano dalle proprie famiglie.
Se lo Stato vuole la sicurezza, deve iniziare a proteggere dignitosamente chi la garantisce. Tutto il resto è retorica che non ci interessa.
La Segreteria nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri