La protezione degli arbitri di calcio, un paradosso della giustizia italiana? NSC Toscana: “Macroscopica disparità di trattamento rispetto agli operatori di Polizia”

Le riflessioni del segretario generale regionale Nizar Bensellam Akalay sulla recente introduzione delle misure di protezione per la categoria: "Gli operatori di Polizia sono esposti a rischi ben più gravi e frequenti"

Mentre il mondo del calcio si appresta a celebrare la nuova norma di tutela per gli arbitri, non possiamo fare a meno di notare la macroscopica disparità di trattamento rispetto agli operatori di Polizia.
L’articolo 583 quater del Codice Penale, che prevede punizioni severe per chi commette atti di violenza contro pubblici ufficiali, sembra non essere sufficiente a garantire la sicurezza di coloro che ogni giorno rischiano la vita per mantenere l’ordine pubblico.
La recente introduzione di misure di protezione per gli arbitri di calcio ha suscitato grande dibattito nel mondo sportivo.
Le nuove disposizioni prevedono pene più severe per chi commette atti di violenza o minacce contro gli arbitri, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nel garantire la regolarità delle competizioni.
Tuttavia, se analizziamo la situazione degli operatori di Polizia, ci rendiamo conto che essi sono esposti a rischi ben più gravi e frequenti.
Gli appartenenti alle Forze dell’Ordine sono quotidianamente esposti a situazioni di pericolo, dalle manifestazioni violente agli interventi in zone a rischio, fino alle aggressioni individuali.
Nonostante ciò, la protezione prevista dall’articolo 583 quater del Codice Penale sembra essere insufficiente a garantire la loro sicurezza.
Le pene previste per chi commette atti di violenza contro pubblici ufficiali sono sì severe, ma spesso non sufficienti a prevenire gli atti di violenza.
È paradossale notare come gli arbitri di calcio, che pure svolgono un ruolo importante ma limitato nel contesto sportivo, ricevano una tutela maggiore rispetto agli operatori di Polizia, che rischiano la vita ogni giorno per garantire la sicurezza pubblica.
Questa disparità di trattamento solleva interrogativi sulla priorità data dalla giustizia italiana alla protezione dei suoi cittadini e dei suoi rappresentanti.
È giunto il momento di rivedere la normativa vigente e garantire una tutela più efficace per gli operatori di Polizia. La sicurezza pubblica non può essere garantita se coloro che la tutelano non sono protetti adeguatamente.
È necessario un intervento legislativo urgente per colmare le lacune dell’attuale normativa e garantire che gli operatori di Polizia ricevano la protezione che meritano.
Solo allora potremo dire di avere una giustizia veramente equa e protettiva per tutti.

Nizar Bensellam Akalay, segretario generale regionale del Nuovo Sindacato Carabinieri Toscana