Emilia Romagna, carenze nelle mense. Interviene Nsc

Emergono problematiche rilevanti circa la fruizione della mensa presso il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Emilia e presso le mense dei Comandi Compagnia Carabinieri di Sassuolo e Carpi, dove ogni giorno decine di militari consumano i pasti; problemi simili caratterizzati, come riporta la Segreteria Provinciale NSC di Modena da cronica carenza, da parte delle cooperative aggiudicatarie dell’appalto di gestione del confezionamento dei pasti, nell’organizzazione dei dipendenti/abilitati i quali, oltre ai normali compiti di preparazione e confezionamento del vitto, devono altresì farsi carico delle pulizie degli ambienti preposti prima e dopo avere compiuto dette mansioni specializzate, per quanto concerne i due reparti modenesi, dove si sottolineano inevitabili ripercussioni sul servizio fornito ai militari fruitori del TAG, soprattutto in occasione della fruizione del secondo ordinario. Non va meglio a Reggio Emilia dove è accaduto che mancando la cuoca titolare per sopravvenute ragioni di salute, la mensa è rimasta chiusa senza congruo preavviso, e senza che la ditta appaltatrice vi provvedesse ad una sostituzione, portando l’Amministrazione ad emettere buoni pasto, che vengono, di fatto, consegnati se non dopo molto tempo, e costringendo, nell’immediato, i militari ad acquistare cibo a proprie spese. Non è bastato reperire una sostituzione temporanea, in seno alla stessa ditta appaltatrice, che a sostituzione avvenuta (comunicata di giorno in giorno e saltuaria), ha portato ad un abbassamento della qualità del cibo finanche della pulizia della cucina, costringendo alcuni militari a ricorrere all’acquisto di cibo in esercizi commerciali in prossimità del Comando Provinciale.Non è escluso che il fenomeno possa ripresentarsi per le ragioni più disparate evidenziando il cronicizzarsi di una situazione infausta. Se da un lato è evidente che gli importi per il confezionamento del vitto per ogni singolo militare siano una cifra poco appetibile per una ditta appaltatrice, è chiaro che l’importo (si parla di 5,99 euro a persona) è disallineato al costo della vita attuale, ed è necessario rivederlo, per stimolare una migliore concorrenza ed una qualità migliore delle materie prime da offrire ai militari. Dall’altra, atteso che 5.99 euro non bastino più per un panino ed una bottiglietta d’acqua minerale, ciò non può che ingenerare minore serenità nel personale in servizio, nell’ipotesi di dover aggiungere alle proprie spese giornaliere anche quella di un eventuale pranzo/cena qualora ricadente nelle proprie ore di servizio. Non di meno, l’Amministrazione non può fronteggiare queste situazioni con i buoni pasto, per giunta nel caso della realtà reggiana consegnati a posteriori, e finora non ancora distribuiti a tutti gli aventi diritto.Questa Segreteria Regionale Emilia Romagna NSC auspica che si possa trovare una soluzione migliore non solo localmente ma traendo spunto da queste vicissitudini per una soluzione globale al problema.

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